Indagine a cura di Area studi Legacoop e Ipsos
Secondo i risultati di un’indagine a cura di Area studi Legacoop e Ipsos, negli ultimi 3 anni quasi un italiano su 2 (il 45% degli intervistati) ha acquistato un prodotto usato e uno su 3 (il 36% del campione) un prodotto ricondizionato o rigenerato.
Tuttavia, per il 32% delle persone viviamo in una società poco abituata al riuso, per il 28% le persone preferiscono avere sempre l’ultimo modello uscito sul mercato.
Tra le iniziative per incentivare un approccio più circolare: riduzione dei prezzi (86%); incentivi economici sui prodotti usati/ricondizionati/rigenerati (84%); più informazioni sulla loro affidabilità (85%).
Per 8 italiani su 10 (più precisamente per l’81% degli intervistati) “nella società di oggi siamo troppo abituati a collegare il benessere alla quantità di nuovi beni acquisiti, invece che alla maggiore cura dei beni che utilizziamo”.
Quando un prodotto ancora funzionante non serve più, 6 italiani su 10 lo smaltiscono differenziandolo e ben 1 su 2 lo regala a qualcuno a cui potrebbe servire. Nell’ultimo anno, infine, 9 italiani su 10 hanno contribuito a dare una seconda vita ai prodotti usati, in particolare donando a parenti o amici (38%) o vendendo online i propri prodotti (30%).
A livello globale l’economia circolare, purtroppo, arretra, ma l’Italia si conferma Paese leader, insieme alla Spagna, tra le più grandi economie europee. Non mancano tuttavia i campanelli di allarme. Perché peggioriamo su alcuni indicatori chiave come il tasso di uso circolare della materia e la produttività delle risorse. Questo quanto emerge dal Rapporto nazionale sull’Economia circolare 2022 promosso da Assoambiente e realizzato dal CEN (Circular Economy Network), in collaborazione con Enea.
Cosa fa l’Europa?
Nell’Unione europea si producono ogni anno più di 2,2 miliardi di tonnellate di rifiuti. L’UE sta aggiornando la legislazione sulla gestione dei rifiuti per promuovere la transizione verso un’economia circolare, in alternativa all’attuale modello economico lineare.
A marzo 2020 la Commissione europea ha presentato, sotto il Green Deal europeo in linea con la proposta per la nuova strategia industriale, il piano d’azione per una nuova economia circolare che include proposte sulla progettazione di prodotti più sostenibili, sulla riduzione dei rifiuti e sul dare più potere ai cittadini. I settori ad alta intensità di risorse, come elettronica e tecnologie dell’informazione e della comunicazione, plastiche, tessile e costruzioni, godono di specifica attenzione.
Nel febbraio 2021 il Parlamento europeo ha votato per il nuovo piano d’azione per l’economia circolare, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. Sono anche incluse norme più severe sul riciclo e obiettivi vincolanti per il 2030 sull’uso e l’impronta ecologica dei materiali.
Il riutilizzo e il riciclaggio dei prodotti rallenterebbe l’uso delle risorse naturali, ridurrebbe la distruzione del paesaggio e degli habitat e contribuirebbe a limitare la perdita di biodiversità.
Grazie a misure come prevenzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo dei materiali, le imprese europee otterrebbero un risparmio e ridurrebbero nel contempo le emissioni totali annue di gas serra. Al momento la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO2.
La transizione verso un’economia più circolare può portare numerosi vantaggi, tra cui: Riduzione della pressione sull’ambiente; Più sicurezza circa la disponibilità di materie prime; Aumento della competitività; Impulso all’innovazione e alla crescita economica (un aumento del PIL dello 0,5%); Incremento dell’occupazione – si stima che nell’UE grazie all’economia circolare potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.